
Oggi giornata con cielo nuvoloso. Ho visto sulla cartina topografica un nome che mi ha incuriosito : Beata Panacea. Approfondisco su internet. Si tratta di un oratorio presso l’alpe Quaggiui, sopra Calasca, dedicato a Panacea de’ Muzzi, ragazza morta a qindici anni che ricorda la favola di Cenerentola.
Riporto dal sito SantieBeati.it: “Panacea nacque a Quarona … nel 1368. La madre morì prematuramente ed il padre…si risposò con una certa Margherita di Locarno Sesia. Nella ricomposta famiglia non erano però molto felici e tra la matrigna, la sorellastra e Panacea iniziarono una serie di incomprensioni e divergenze che portarono le prime due a manifestare aperta ostilità nei riguardi della fanciulla, fatta oggetto di angherie…Questa situazione degenerò, secondo la tradizione, in una sera di primavera del 1383, quando la matrigna, non vedendo rincasare la ragazza andò a cercarla personalmente. Si recò sul monte Tucri che sovrasta l’abitato e, poco oltre l’antichissima chiesa di San Giovanni, trovò Panacea in preghiera. Adirata Margherita la rimproverò e in un eccessivo scatto d’ira, forse senza volerlo, la percosse violentemente uccidendola; accortasi dell’accaduto la donna si gettò da un burrone in preda alla disperazione.”
Incuriositi decidiamo la gita. Raggiungiamo la località di Boretta, nei cui pressi lasciamo l’auto prima dela sbarra che chiude la strada che conduce all’Alpe. Qui inizia una salita abbastanza ripida che, anche se alla fine saranno solo circa duecentocinquantametri di dislivello, si rivelerà dura, soprattutto per me che sono alla prima gita un poco affaticante dopo l’intervento di angioplastica. Nonostante la giornata di cielo nuvoloso e la temperatura non certo alta, sudiamo come disperati. Siamo più volte tentati di cedere le armi; il percorso tutto su strada asfaltata e il panorama rovinato dalla foschia non aiutano a mitigare la fatica. Persino Cane, appesantito da qualche chilo messo durante l’inverno, sembra stanco. Ad ogni tornante speriamo di intravedere la meta e puntualmente restiamo delusi, ci prefiggiamo come limite il prossimo tornante e così la storia va avanti per numerose volte. Resistiamo e finalmente giungiamo all’agognata meta. Delusione!
L’alpeggio non è male, ma la chiesetta è anonima, senza affreschi, senza fascino; il panorama, che dovrebbe essere bellissimo è purtroppo offuscato dalle condizioni meteo. Ma va bene lo stesso, per me è stata comunque una vittoria. E poi, a casa, ci aspetta un meritato stinco!